Immagini surreali di città devastate, Polizia in tuta bianca anti-pandemica e in tenuta antisommossa. A questo ha portato la frustrazione e la rabbia della popolazione che ora si ribella alle misure draconiane di contenimento applicate dall'inizio della pandemia, in un Paese che per uscirne ha scelto la via della tolleranza zero, fatta di privazioni della libertà che passano per rigidi lockdown e stringenti quarantenne. Questa è la città di Guangzhou, nel sud della Cina, teatro degli ultimi violenti scontri tra manifestanti e Polizia che hanno segnato un'escalation della rivolta dopo un weekend di disordini di piazza nelle principali città, da Shanghai a Pechino. Rivolte che vanno avanti ormai da giorni, con i contestatori che gridano anche slogan per la libertà di parola. Scene inedite per un Paese come la Cina e che oggi ci raccontano, soprattutto attraverso immagini che riescono ad approdare sui social, la più grande ondata di disobbedienza civile da quando il Presidente Xi Jinping ha preso il potere nel 2012. Nelle piazze la gente viene portata via dalla Polizia con le mani legate, e se da un lato la repressione è sempre più dura dall'altro, in sordina, le misure restrittive vengono lentamente allentate. In queste ore qui vengono riaperti diversi quartieri che erano in lockdown e anche in altri distretti vengono revocate le restrizioni anti-pandemia, impensabili fino a pochi giorni fa. Intanto in tutta la Cina i contagi continuano ad aumentare ogni giorno viene battuto un nuovo record di positivi giornalieri che ormai superano quota 40 mila, numeri contenuti se paragonati a quelli di altri Paesi, non tollerabili però dal Governo che ha abbracciato la politica Zero-Covid, strategia che nel tempo si è rivelata fallimentare così come il vaccino cinese, di fatto inefficace per far fronte alla pandemia.























