Lo screening dei viaggiatori dalla Cina è ingiustificato per l'Unione Europea, lo afferma l'Agenzia UE per le malattie, ma la preoccupazione resta. L'allarme Covid non è da prendere alla leggera, per questo l'Unione Europea serra le fila. Il Comitato per la Sicurezza Sanitaria si è riunita a Bruxelles per discutere della situazione sempre più esclusiva in Cina, dove i casi di infezione sono milioni al giorno, e in un tweet scrive: il coordinamento delle risposte nazionali alle gravi minacce transfrontaliere per la salute è fondamentale. Dobbiamo agire congiuntamente, continueremo le nostre discussioni. Gli Stati membri inoltre hanno concordato di mantenere una sorveglianza attiva per evitare di ripetere gli errori del 2019, quando l'epidemia in Cina infuriava ma sembrava qualcosa che non ci riguardasse, l'Unione Europea quindi corre ai ripari e intende elaborare una strategia condivisa per evitare che gli Stati membri vadano in ordine sparso con restrizioni alle frontiere non condivise, come accade nella caotica e convulsa primavera del 2020. In seguito al repentino dietrofront del Governo cinese, passato da una feroce politica "Zero Covid" a una sorta di liberi tutti le infezioni nel Paese asiatico sono esplose. Pochi vaccinati e scarso livello di immunizzazione sono alcune delle cause di questo ondata. Molti Paesi come Italia, Stati Uniti, Giappone, India, Taiwan, Corea del sud e Malesia hanno deciso di imporre tamponi a chi arriva dalla Cina. La variante Omicron prevalente in Cina è già presente in Europa e non è aumentato in modo significativo. Tuttavia rimaniamo vigili e pronti a usare misure restrittive, assicura all'esecutivo europeo. La Cina intanto prova a rassicurare dicendo che l'ondata di contagi nel Paese ha già raggiunto il suo picco in diverse città e davanti alle restrizioni messe in atto dai diversi Paesi chiede misure scientifiche appropriate. Ma l'assenza di notizie certe , la ormai nota scarsa trasparenza di Pechino, spingono il mondo a non sottovalutare quanto sta accadendo.