I contagi si impennano e le proteste diventano sempre più esasperate. In Cina la popolazione è sfiancata da quasi 3 anni di politica della tolleranza zero. Pechino ha provato a correggere il tiro nelle scorse settimane, annunciando un allentamento della strategia basata su lockdown, test di massa e quarantena. Ma a questo punto tornare indietro risulta una strada impraticabile. E nel frattempo si è registrato il record di contagi dall'inizio della pandemia: 31 mila casi che fanno ripiombare il paese nell'incubo. Nelle ultime ore Shanghai ha deciso addirittura di vietare ai turisti una serie di luoghi per i primi 5 giorni dal loro arrivo, tra cui bar e centri commerciali. Eppure qui si sono registrati solo poco più di 400 casi nell'ultimo mese. Ma è la stessa città che aveva improvvisamente messo in lockdown il parco Disney, impedendo ai visitatori di uscire per giorni a causa di alcuni casi Covid positivi riscontrati all'interno. Stessa sorte che poco tempo prima era toccata agli avventori di un centro Ikea, rimasti intrappolati fino a test negativo. Le restrizioni in vigore, ancora troppo rigorose, sono motivo di frustrazione, disordini e proteste, che scoppiano ormai ogni giorno. Gli ultimi scontri violenti tra la polizia e i lavoratori della Foxconn, la più grande azienda di assemblaggio di iPhone di Apple a Zhengzhou, la città fabbrica, ora di nuovo in lockdown. È il risultato di una politica fallimentare, a tratti grottesca, aggravata dall'inefficacia del vaccino cinese e che ha portato sacrifici enormi per la qualità della vita di milioni di cittadini ma anche a un costo enorme in termini economici. Errori però ormai difficili da ammettere per il governo di Xi Jinping, che di queste misure ha fatto una bandiera politica.