Dall'Australia agli Stati Uniti, dal Giappone all'India, dalla Corea del Sud a Taiwan, i Governi chiedono test molecolari o antigenici negativi ai passeggeri provenienti dalla Cina. Di giorno in giorno, la lista dei Paesi si allunga. L'Unione Europea valuta misure anti-Covid comuni e per parlarne è stata convocata una riunione per il 4 gennaio, dopo che il Comitato per la Sicurezza Sanitaria dell'Unione Europea ha raccomandato agli Stati membri di aumentare la sensibilità dei sistemi di sorveglianza. Intanto già alcuni Paesi si sono mossi. Dopo l'Italia, anche la Spagna e la Francia hanno deciso di chiedere il test Covid negativo per i viaggiatori in partenza dalla Cina, così come l'Inghilterra. Scenari che sembrano far tornare indietro nel tempo, agli inizi della pandemia, ma la situazione adesso è diversa. Gli esperti del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie rassicurano: le varianti del virus che sono state finora rilevate in Cina sono già circolate in Europa e quindi non rappresenterebbero una minaccia data l'elevata immunità raggiunta dalla popolazione, anche grazie ai vaccini. In Cina, intanto, dopo la decisione del Governo di abolire le rigide misure anti-Ccovid a causa delle proteste dei cittadini, è stata registrata un'impennata di casi. I contagi, però, in alcune città come Shanghai, Pechino e Guangzhou, sarebbero in calo. Nelle province interne, invece, l'ondata di infezioni non si ferma ed è proprio qui che è atteso il picco verso la fine di gennaio. Ma i dati che arrivano dal Paese asiatico non sono attendibili per la scarsa collaborazione delle autorità sanitarie e non riflettono la reale situazione. Il periodo del Capodanno cinese è poi alle porte. Sarà quello il periodo più denso di incontri e viaggi per i cittadini, le festività vanno dal 17 gennaio al 25 febbraio. Sarà questo un banco di prova per verificare la diffusione del virus.