Covid Shanghai, città stremata da settimane di lockdown

Tolleranza zero, Covid zero. Questa la politica della Cina che l'ha protetta dopo Wuhan, da una diffusione troppo importante del virus e le stava permettendo di riprendere una vita normale e soprattutto di rilanciare la propria economia, che nel 2021 è tornata a crescere oltre l'8%. Ma poi, a crepare questa campana di vetro, è arrivata Omicron. Complice anche una campagna di vaccinazione tutt'altro che efficace, vista la scarsa valenza del vaccino "Made in China", la variante più contagiosa dall'inizio della pandemia, sta mettendo in ginocchio Shanghai, 25 milioni di abitanti e locomotiva economica del Paese, ormai in lockdown durissimo da settimane, con 300mila casi registrati da inizio marzo e 20mila nuovi contagi al giorno. Normalmente si può uscire solo nel proprio isolato, a meno che nel proprio palazzo non ci sia stato un caso accertato di Covid, perché, in quella situazione, scatta l'obbligo per tutti i condomini di restare dentro casa per 14 giorni, con droni e cani robot che danno messaggi alla popolazione, ordinandogli di restare all'interno e consegna a domicilio sempre più care e scarse. Nel caso di positività, anche se completamente asintomatici, si viene portati, anche a forza, nelle strutture apposite. Reparti di ospedali e poi scuole, palazzi in costruzione e centri culturali sono stati riconvertiti in dormitori, con condizioni igienico-sanitarie preoccuparti. Ma non basta più. In Cina il Governo è autorizzato a prendere palazzi e proprietà private, se si devono gestire situazioni di emergenza. E così si è arrivati agli edifici residenziali, che la polizia sequestra in parte per ospitare nuovi letti per i positivi, scontrandosi con gli abitanti, che sono terrorizzati di finire anche loro contagiati, come mostrano i video girati dai cittadini e postati su piattaforme social come WeChat. Anche se vi rimangono solo per poche ore, prima che Pechino se ne accorga e li rimuova dal web, i video fanno centinaia di migliaia di visualizzazioni, simbolo di un dissenso interno che neanche le strettissime maglie del regime riescono più a contenere.