Il countdown è cominciato, anche se una data esatta ancora non c'è. Più di 30 giorni, probabilmente meno di 50 e quella grossa parte di mondo che per 18 mesi non ha toccato suolo americano, se non per ragioni ritenute essenziali o urgenti, potrà tornare a farlo. Mentre il Segretario di Stato, Antony Blinken, riceve la Ministra degli Esteri britannica, arriva la notizia: dal Regno Unito così come dall'Unione Europea, si potrà ricominciare a viaggiare negli Stati Uniti, a partire dai primi di novembre, a patto, ovviamente, di essere completamente vaccinati ma, dettaglio molto rilevante, con un siero approvato dalla Food and Drug Administration. Tra questi non figura, per esempio, AstraZeneca. In Italia sono state somministrate 11 milioni e mezzo di dosi, di questo vaccino. L'apertura non riguarda solo l'Europa geografica, ma 33 Paesi in tutto, compresi alcuni, dove il virus ha colpito forte, come Brasile, Cina, India e poi Iran e Sudafrica. Viene meno, in sostanza, il blocco dei voli disposto il 18 marzo del 2020, dall'allora presidente Trump e poi addolcito, a inizio 2021, con l'introduzione dei viaggi di interesse nazionale, per chi operava in particolari settori: finanza, difesa. La scelta, ritenuta in linea con le attuali esigenze di protezione dal virus, serve anche a dare ossigeno al turismo. Nella sola New York, ha riportato il New York Times citando dati della Travel Association, la mancanza di visitatori a spazzato via 89mila posti di lavoro. Oltre a mostrare di aver completato il ciclo vaccinale all'imbarco, un tampone negativo dovrà essere fornito entro tre giorni dall'arrivo in territorio USA. Inaspriti anche i controlli per gli americani non vaccinati che si trovano all'estero e vogliono tornare: tampone prima e dopo il volo e un sistema di contact tracing, per controllarne i sintomi nei giorni successivi.