Massima allerta in Israele per possibili rappresaglie per mano di Teheran dopo il presunto attacco israeliano che lunedì ha colpito l'ambasciata iraniana a Damasco in Siria in cui sono morte diverse persone tra cui alti esponenti dei pasdaran iraniani del jihad islamico e un membro di Hezbollah, il movimento sciita libanese alleato dell'Iran. Gli allatoya, secondo fonti di intelligence, potrebbero vendicarsi colpendo direttamente lo stato ebraico, usare i loro proxy in Libano in Siria per sferrare sanguinosi attacchi contro quello che viene definito il nemico sionista oppure prendere di mira le ambasciate israeliane di tutto il mondo. Ne sono state chiuse una trentina tra cui quella a Roma proprio per il timore di rischio attentati. Mentre Israele rimane vigile più che mai il duro ultimatum che il presidente americano Joe Biden ha dato al premier israeliano Benjamin Netanyahu, esortandolo a cambiare radicalmente registro nella guerra che da quasi sei mesi si consuma all'interno della Striscia di Gaza, ha assortito gli effetti auspicati dalla Casa Bianca. Israele ha aperto il Valico di Erez nel sud dello stato ebraico e il porto di Ashdot, 40 km a nord della Striscia di Gaza per permettere l'ingresso di maggiori aiuti umanitari all'interno dell'enclave palestinese. Un lembo di terra in cui un quarto della popolazione è a rischio carestia ed un bambino su due, nella parte settentrionale di Gaza, rischia di morire per malnutrizione.