Non si può certo dire che Kiev abbia la faccia di una città sotto attacco. Tranquille giornate d'inverno, la vita che scorre, bambini a passeggio con i genitori, gente che fa la spesa al mercato o che riempie i centri commerciali. La possibilità di una guerra o di un attacco della Russia sembra una prospettiva lontana anche se non tutto è come sembra, ce lo spiega bene Taras che incontriamo a comprare la frutta insieme alla famiglia. Siamo nel centro di Kiev e i turisti, quelli si, praticamente non ci sono più, spiega la signora che prova a venderci il caviale, se ne sono scappati tutti per gli allarmi di una guerra, ma non abbiamo paura e vinceremo assicura, pur non volendo essere intervistata. La sua dirimpettaia invece è placida è tranquilla. Tra le clienti arriva una ragazza ucraina che parla italiano e ci ferma per farci vedere le immagini della sua ultima uscita. "Ieri siamo stati in un ristorante abbiamo mangiato, abbiamo ballato, abbiamo cantato, la gente non vogliono credere che succede sta cosa". Ovviamente come dicevamo non tutto è come sembra e la dicotomia in cui vive Kiev, grande città europea da una parte, capitale di una nazione lacerata dalla guerra dall'altra, emerge con forza andando a far visita alla pizzeria Il Veterano, dove si celebrano i fasti e i dolori della guerra in Donbass. Pizzeria aperta da un veterano è frequentata da veterani di guerra che continuano a venire qui per ricordare le motivazioni che li hanno portati a combattere, motivazioni che Taras al mercato ci arriva riassunto meglio di chiunque altro.