Budapest e Varsavia. Ungheria e Polonia. Quello che un tempo era il gruppo di Visegrad, ora spaccato sul fronte della guerra in Ucraina, ma ancora compatto in un approccio fatto di scontri duri più che di confronti costruttivi con Bruxelles. Sono loro i primi governi a congratularsi, a prime proiezioni ancora calde, con Giorgia Meloni e il Centrodestra unito: "In questi tempi difficili abbiamo più che mai bisogno di amici che condividano una visione e un approccio comuni alle sfide dell'Europa" chiarisce il pensiero comune Balazs Orban direttore politico del premier ungherese Viktor Orban. Il messaggio e l'avvertimento non potrebbero essere più chiari e sono condivisi anche da chi si trova, almeno per adesso, all'opposizione. Per la spagnola Vox, formazione particolarmente vicina a Fratelli d'Italia, parla il leader Santiago Abascal: "Giorgia Meloni" scrive su Twitter "ha indicato la strada per un'Europa orgogliosa, libera e di nazioni sovrane. Stanotte milioni di europei ripongono le loro speranze sull'Italia". Mentre il Rassemblement National di Marine Le Pen nell'applaudire il risultato elettorale del Centrodestra sfila i guanti e attacca direttamente Bruxelles: "Gli italiani" si legge in una nota "hanno dato una lezione di umiltà all'Unione Europea che per voce della signora Von der Leyen ha preteso di imporre loro il voto. Nessuna minaccia di alcun tipo può fermare la democrazia", e il riferimento è alle parole della Presidente della Commissione Europea: "Abbiamo gli strumenti" aveva detto "per reagire ad eventuali situazioni difficili". I dossier sul tavolo d'altra parte non mancano e non mancheranno: più il PNRR e lo stato di diritto che il sostegno alle sanzioni, più Polonia che Ungheria, ma un paese fondatore apre adesso un nuovo capitolo. Una mappa che si accende e si colora, fiore all'occhiello una vittoria elettorale che abbatte qualsiasi cordone sanitario, politico o reale. La vecchia Europa del motore franco-tedesco passa in secondo piano, almeno per una notte.