Ci sono storie nella storia. Dan è entrato nell'Esercito romeno 26 anni fa, ma la storia di cui parla è quella che per la Romania è trascorsa dal 1944, quando arrivarono i sovietici, fino alla caduta di Ceaușescu, all'ingresso del paese nella NATO e quindi nell'Unione Europea. Mia nonna nel '44 era una ragazzina, racconta, si spalmava sul volto il fango per non farsi guardare perché dei russi aveva paura. Mosca sta di nuovo bombardando Odessa, spiega, c'è nebbia in questi giorni, la nebbia aiuta i russi perché i droni ucraini non li vedono arrivare. Tra Odessa e la foce del Danubio che segna la parte del confine tra Romania e Ucraina sul Mar Nero, aggiunge, ci sono pochi chilometri di distanza. Non abbiamo paura, ma dobbiamo vigilare. Dan è impegnato nell'esercitazione della Nato Dacian Fall, fa parte del comando romeno della divisione multinazionale che l'ha pianificata insieme ad altri nove paesi dell'Alleanza Atlantica. Tra questi c'è l'Italia con la brigata Pinerolo che partecipa dalla Bulgaria. Incontriamo il comandante nella base militare di Cincu, in Transilvania. "La Dacian Fall è stata un'opportunità straordinaria per testare la nostra capacità di prontezza operativa, ma anche l'interoperabilità tra le forze nazionali italiane e quelle dei paesi alleati, non soltanto con i partner con cui lavoriamo abitualmente in Bulgaria, ma anche con i colleghi che lavorano abitualmente in Romania". Gli italiani sono tra le nazionalità che meglio lavorano con tutti, perché c'è più comprensione. "Assolutamente sì, abbiamo il nostro approccio italiano, il nostro approccio che ci portiamo dietro già dalle missioni di pace che abbiamo condotto ormai da diversi decenni. Il nostro approccio ormai è rimasto questo, è un tratto distintivo e continuiamo a portarlo avanti".























