Una distesa spettrale di macerie e silenzio. Questa è Gaza nelle prime immagini dall'alto dopo 735 giorni di conflitto. Quartieri cancellati, strade spezzate, palazzi ridotti, accumuli di cemento. Il grigio delle macerie si confonde con la polvere che sale nell'aria. Ancora qualche fuoco acceso tra i detriti. Dopo due anni di guerra e oltre 65000 vittime, tra cui più di 20000 bambini, i numeri non bastano più a misurare la portata della distruzione. Le immagini più di ogni statistica, restituiscono ora i dettagli della perdita collettiva, che ha cancellato volti, intere famiglie e case. Tra le macerie, nelle ultime ore, migliaia di palestinesi hanno iniziato l'esodo verso ciò che resta delle loro abitazioni. Percorrono strade distrutte avvolti dal fumo degli ultimi bombardamenti, trascinano carri, valigie e taniche d'acqua, portando con sé ciò che hanno salvato. Alcuni cercano parenti feriti, altri attendono di ricostruire una quotidianità, lontana dal rumore delle esplosioni e degli allarmi aerei. La tregua offre un momento di sollievo a Khan Yunis in molti si sono radunati intorno ai primi convogli carichi di aiuti umanitari. La speranza però resta fragile e incerta. Molti temono che il conflitto possa riprendere da un momento all'altro, non credono che il cessate il fuoco possa durare. Resta la polvere delle strade a testimoniare chi ha perso tutto e tra loro chi non avrà mai più, nemmeno, la possibilità di ricominciare. .























