Incontri ravvicinati di un certo tipo rischiano di produrre errori di calcolo dalle conseguenze impreviste. Un drone americano è andato distrutto durante un'intercettazione da parte di una coppia di caccia russi sul Mar Nero. Era su acque internazionali secondo Washington, per Mosca volava invece con i transponder spenti in violazione dei confini dello spazio aereo temporaneo, istituito sulla Crimea per un'operazione militare speciale. Martedì 14 marzo, poco dopo le 7 del mattino, il drone turboelica Reaper, aereo senza pilota, utilizzato in missioni di sorveglianza ma all'occorrenza anche armato, sta svolgendo un'operazione di routine davanti alle coste della penisola occupata dai russi. Due caccia Sukhoi 27 si alzano in volo, lo affiancano e osservano per almeno mezz'ora prima di decidere il da farsi, uno si piazza davanti e comincia a scaricargli addosso il carburante, danneggiandone irreparabilmente l'elica. Nell'impossibilità di farlo rientrare il comando statunitense decide di farlo precipitare. E' stata un'operazione spericolata e non professionale, protesta Washington, tanto che anche il Sukhoi russo sarebbe rimasto danneggiato prima di riuscire ad atterrare regolarmente. A Mosca fanno gli ingenui, non c'è stata alcuna collisione, precisano, né sono state utilizzate le armi di bordo. Ora non è la prima volta che mezzi delle due potenze si ritrovano a volare pericolosamente vicini ma questa intercettazione è unica, sottolineano gli americani, perché un velivolo è andato distrutto. Il presidente degli Stati Uniti è stato informato, il Dipartimento di Stato ha convocato l'ambasciatore russo. Pochi giorni fa a provocare erano stati gli americani. Un bombardiere strategico B-52 aveva sfiorato il confine volando ad appena 10 miglia dalla città di Kaliningrad sul Mar Baltico.