Davanti ai giornalisti che lo incalzano il primo ministro Keir Starmer lo ripete più volte: "Il cancelliere ha il mio pieno sostegno, mio e di tutto il Governo e di tutto il partito." Sarà ma anche se fosse la vera domanda è: per quanto tempo ancora Rachel Reeves potrà contare sul suo appoggio? La situazione si va complicando col passare delle settimane e gli ultimi giorni sono stati particolarmente critici al punto che qualcuno parla già di crisi del debito britannico. Calma, occorre procedere con cautela ma la crisi di fiducia degli investitori è evidente così come è indiscutibile che la sterlina abbia perso terreno nei confronti del dollaro e i rendimenti dei gilt, i titoli del tesoro inglesi, abbiamo raggiunto i livelli del 2008 se si guarda a quelli decennali e addirittura del 1998 per quelli trentennali. Peggio di quanto visto nel 49 incredibili giorni del Governo Truss accusata di aver fatto schiantare l'economia britannica. E qualcuno in maniera prematura evoca già il fantasma del '76 quando il Regno Unito subì l'umiliazione di dover chiedere aiuto al Fondo Monetario Internazionale. Le turbolenze, intendiamoci, non riguardano solo il Regno Unito in attesa che Donald Trump si insedi alla Casa Bianca ma questo Paese rischia più di altri la stagflazione una situazione cioè dove il Paese non cresce mentre l'inflazione si mantiene alta. Reeves ha margini di manovra estremamente risicati, ha giurato di non aumentare le tasse dopo i prelievi altissimi stabiliti dalla recente finanziaria, questo potrebbe voler dire una cosa sola: tagli alla spesa pubblica. Non uno scenario ideale per un partito di centro-sinistra che si è ripromesso di rimettere in sesto sistema sanitario e scolastico. Ma se Trump dovesse iniziare una guerra dei dazi e la Federal Reserve come sembra non taglierà i tassi come si spererebbe da questa parte dell'oceano la prima cancelliera della storia del regno potrebbe non avere scelta.