A Washington hanno un problema. Scongiurato almeno a breve un default sul debito e rigettata la richiesta di Trump di negare alla Commissione d'Inchiesta sull'assalto al Campidoglio i dettagli dell'attività della Casa Bianca in quel 6 gennaio, il presidente deve fare i conti con quello cui gli americani tengono di più. L'economia reale si sta avvitando in una selva di segnali contraddittori. A settembre il mercato del lavoro ha aggiunto altri 194.000 posti. C'è il segno più ma sono la metà di quelli creati un mese fa che erano già meno della metà di quelli attesi e molti meno ancora rispetto a luglio. Tra la catena delle forniture ingolfata e l'incomprensibile andamento della pandemia che fa su e giù complicando la pianificazione delle aziende e dunque le assunzioni, rispetto ai livelli pre Covid febbraio 2020 mancano ancora 5 milioni di lavoratori ma Biden vende bene il lato positivo. La disoccupazione è scesa sotto il 5,2% di agosto ed è arrivata al 4,8 e però è un'illusione ottica perché molti hanno smesso di cercare il lavoro facendo scendere il dato. I salari crescono ma in questo caso l'aumento è il risultato della necessità delle aziende di reperire un certo tipo di lavoratori di cui c'è scarsità e pagare di più i dipendenti significa dover recuperare il costo aggiuntivo scaricandolo sui consumatori, cioè alzando i prezzi in una spirale inflazionistica che preoccupa la Federal Reserve ma soprattutto la Casa Bianca.