Io ho sentita Liliana quanto ha detto che con noi finisce tutto, che non spera che rimane molto della memoria e mi è dispiaciuto molto sentire. Io credo che resta qualcosa, che la nostra testimonianza, comunque i nostri libri, i nostri versi, il nostro gridare, i nostri pianti non è stata inutile, che sarebbe molto triste e amaro per l'umanità stessa, non per noi, ma proprio per i giovani, per il futuro dei giovani per un mondo minimamente migliore, sarebbe molto grave se fosse stato vano tutto quello che abbiamo detto e tutto quello che abbiamo scritto e tutto quello che è successo sarà dimenticato, e io spero che resta qualcosa. Non sono così, non dico che lei è pessimista perché ognuno può pensare quello che crede e io credo che forse nella classe povera ebraica, in qualche maniera, ha una cultura diversa, una cultura quasi di speranza in più, di più positività. Gli ebrei borghesi come quelli tedeschi sono molti suicidati per esempio, sono rimasti anche, sono offesi profondamente offesi perché erano molto inseriti nella società italiana. Noi eravamo sempre perseguitati, insomma io credo che il povero ha più speranza del ricco o del benestante. E' un'altra cultura, in qualche misura voglio dire, perché io non credo che sarà tutto cancellato o dimenticato, resterà, resterà, resterà e io voglio credere se non c'è me lo invento, non posso vivere senza speranza. Non posso pensare che è stato vano in 62 anni di parlare, compreso adesso, non può essere vano, resterà, resterà qualcosa e anche i ragazzi hanno imparato delle cose e io credo che domani saranno molto migliori di oggi.