Momenti di caos, in Georgia, appena si chiudono le urne. Entrambi gli schieramenti cantano vittoria e si lanciano in trionfali dichiarazioni. Poi, man mano che procedono gli scrutini, si delinea sempre di più la vittoria, sebbene sul filo del rasoio, del partito populista al Governo, il Sogno Georgiano, controllato dal potente miliardario Bidzina Ivanishvili, che intende trasformare l'ex repubblica sovietica in un alleato di Mosca. Un'amara delusione per la coalizione creata dai partiti dell'opposizione filo-occidentale ed europeista, promossa dalla presidente Salomé Zourabichvili che denuncia brogli elettorali e intimidazioni. Il voto georgiano non ha solo una valenza nazionale: presentato come un referendum sull'Unione Europea, delinea quello che sarà il futuro del Paese in Europa. Bruxelles, che ha sospeso le trattative per l'ingresso del Paese dopo l'approvazione di una legge repressiva sulla libertà di espressione, definita la legge russa, aveva avvertito che il voto avrebbe determinato le possibilità di Tbilisi, candidata all'Unione Europea, di entrare a far parte dell'Unione. I risultati definitivi diranno se il Sogno Georgiano si è aggiudicato la maggioranza dei 76 seggi. Il suo leader puntava alla maggioranza di 113 che permetterebbe modifiche costituzionali. Ora il rischio di una deriva autoritaria si fa sempre più concreto. Si temono inoltre scontri e proteste, vista la forte polarizzazione della campagna elettorale, contraddistinta da un clima di pesante contrapposizione. Anche la consultazione elettorale è stata turbata da numerosi incidenti e violenze.