Tra i due contendenti Olaf Scholz e Armin Laschet la differenza la faranno, in realtà, terzi e quarti arrivati: verdi e liberali, i due partiti a cui difficilmente potrà rinunciare il prossimo cancelliere. Se i Grünen preferiscono un'alleanza guidata dalla SPD, il liberali puntano più sulla CDU, starà dunque ai due aspiranti cancellieri riuscire a convincere, con la migliore offerta di caselle chiave e la migliore mediazione tra programmi di Governo, spesso contrastanti. Un voto questo che per gli ambientalisti ufficialmente è stato un successo, i voti rispetto a 4 anni fa sono quasi raddoppiati, eppure si parla di flop o quanto di occasione mancata perché nella campagna elettorale in cui la questione clima è stato il tema più dibattuto, a primavera i sondaggi davano i verdi in testa con percentuali da capogiro poi, una serie di errori della candidata Annalena Baerbock, hanno dimezzato il capitale. Lei ora ammette che si voleva di più, ma con tutta probabilità potrà consolarsi con un posto nel prossimo Governo, forse agli Esteri. Quanto ai liberali le percentuali si confermano vicine a quelle di 4 anni fa, ma se l'epoca il leader Christian Lindner decise di non entrare nella maggioranza stavolta difficilmente potrà fare passi indietro, puntando però a ottenere lo strategico Ministero delle Finanze che potrà fare la differenza in Germania e in Europa, con tanti saluti alle ambizioni dei paesi del sud di riformare il patto di stabilità. Flop invece per gli ex comunisti che dimezzano i voti e allontano l'ipotesi di un Governo tutto a sinistra, mentre Alternative für Deutschland, mantiene le percentuali del 2017 nonostante in campagna elettorale il tema immigrazione sia stato praticamente assente. "I voti all'estrema destra non faranno però probabilmente la differenza perché tutti gli altri partiti hanno già annunciato che non si alleeranno con l'AfD anche se, si sa in politica, mai dire mai".