Mohammed Shia' Al Sudani, Primo Ministro in carica, ha vinto le elezioni. Sudani, alla guida della coalizione sciita per la ricostruzione e lo sviluppo, che ha sperato fin da subito in un secondo mandato, è emerso in questi tre anni dalla sua prima vittoria elettorale, come una forza importante del panorama politico del Paese, grazie a un'alleanza di gruppi filo-iraniani. L'obiettivo ora, in un momento di stabilità in Iraq dopo decenni di guerra, è quello di raggiungere la sperata indipendenza, sia dagli Stati Uniti sia dall'Iran. Un primo risultato emerso da questa tornata elettorale è stato il ritorno alle urne. Nonostante un clima di sfiducia nella politica e un sistema democratico ancora fragile, ha votato il 55% degli aventi diritto al voto, dato in netto rialzo rispetto al minimo storico del 41% delle precedenti elezioni del 2021. Ed è la prima volta, dal 2003, da quando l'invasione degli Stati Uniti mise fine al regime di Saddam Hussein, che un primo ministro in carica potrebbe essere confermato per un secondo mandato. Con una maggioranza assoluta quasi impossibile da raggiungere per una singola lista, infatti, il ruolo del primo ministro è determinato dalla coalizione che riesce ad assicurarsi alleati sufficienti a formare la più grande alleanza sciita dopo le elezioni. Nelle passate tornate elettorali la nomina del primo ministro e la formazione del governo si sono rivelate le procedure post voto più impegnative. Nei parlamenti precedenti, i partiti della maggioranza sciita, hanno raggiunto accordi di compromesso per collaborare e formare un governo. Per convenzione, nell'Iraq post invasione, un'arabo sciita ricopre la carica di primo ministro e un arabo sunnita quella di presidente del Parlamento, mentre la presidenza, in gran parte cerimoniale, spetta a un curdo. .























