La storica vittoria del Partito Nazionalista Repubblicano dello Sinn Féin alle elezioni per il rinnovo del parlamento locale, l'assemblea, non è un terremoto solo per l'Irlanda del nord ma per l'intero Regno Unito, perché quella che dovrebbe diventare la nuova First Minister Michelle O'Neill, figlia di un esponente dell'organizzazione paramilitare dell'IRA, guida una formazione che punta chiaramente alla riunificazione dell'Isola attraverso il processo democratico di un referendum, cosa che diventerebbe più probabile se alle elezioni del 2025 lo Sinn Féin fosse il primo partito anche nella Repubblica d'Irlanda. Non a caso, subito sono arrivate via Twitter le congratulazioni alla O'Neill di un'altra lady di ferro, la First Minister scozzese Nicola Sturgeon, che a sua volta mira a promuovere un nuovo referendum in Scozia. Silenzio da Downing Street. A parlare per il Governo di Londra è il Ministro per l'Irlanda del Nord Brandon Lewis: «il Governo rimane impegnato a rispettare gli accordi di pace e continuerà a lavorare con i partiti dell'Irlanda del Nord e il Governo nordirlandese per realizzare la sua visione di riconciliazione, uguaglianza, rispetto dei diritti e parità», si legge in un comunicato. Ma tutto questo non accadrà facilmente. Secondo le regole vigenti la poltrona di Vice-First Minister spetterebbe al partito arrivato secondo alle elezioni: la principale formazione Unionista del DUP che ha fin qui sempre ricoperto l'incarico più importante. Ebbene, il suo leader, Sir Jeffrey Donaldson, ha già fatto sapere che il partito non accetterà quel ruolo a meno che non venga del tutto stralciato il cosiddetto 'protocollo nordirlandese', resosi necessario a causa della Brexit. Il rischio che si crei una grave situazione di stallo politico in Irlanda del Nord è tutt'altro che remota, con conseguenze imprevedibili.