Una vittoria di misura ma comunque sufficiente per un cambio epocale. Dopo quasi un secolo di governo pressoché ininterrotto a guida socialdemocratica il voto popolare consegna la Svezia nelle mani delle destre. Ne prende atto subito la premier Magdalena Andersson, leader dei socialdemocratici, che annuncia le proprie dimissioni in diretta TV mentre si contano ancora gli ultimi voti. È il finale di quello che la stampa nazionale ha ribattezzato come un "thriller elettorale" che dal voto di domenica scorsa teneva il paese con il fiato sospeso. Lo spoglio delle ultime schede inviate via posta e dall'estero certifica la vittoria dei quattro partiti di destra per una manciata di voti. A dare lo slancio necessario allo storico sorpasso è stata in particolare l'ultradestra di Jimmy Akesson che col 20% delle preferenze si è imposta come il secondo partito al Riksdag, il parlamento di Stoccolma, aprendo così uno scenario mai visto prima nel paese scandinavo e provocando il passo indietro della premier, che pure, era riuscita a raccogliere il 30%. Toccherà ora con ogni probabilità al leader dei Moderati Ulf Kristersson cercare di formare un governo con il sostegno del partito nazionalista anti-immigrati dei Democratici Svedesi di Jimmy Akesson. Nati nel 1988 da un gruppo neonazista sono i veri vincitori morali nel paese con una durissima campagna elettorale concentrata su immigrazione e criminalità. "Saremo una forza costruttiva e trainante", ha assicurato Akesson, "Ora è tempo di iniziare a ricostruire sicurezza, benessere e coesione. È tempo di mettere la Svezia al primo posto".























