Un nome, quello di Sir Starmer, che è già un destino: Keir come Keir Hardie, fondatore del partito laburista a fine '800. Classe 1962, approda molto tardi in politica, e questa è la prima diversità tra lui e molti leader britannici del presente e del passato. È in Parlamento dal 2015, dopo 30 anni di vita professionale da avvocato ed è il primo capo di un partito a provenire dalla working class dai tempi di Margaret Thatcher, un aspetto, questo, fondamentale per capire chi è Starmer, in un Paese come il Regno Unito dove la visione del mondo è fortemente segnata dalla classe di appartenenza, dal luogo dove si è cresciuti, dall'accento che si ha, dalle scuole frequentate, dal lavoro dei genitori. Fin qui Starmer non è mai stato capace di scaldare i cuori dell'elettorato: i consensi per il partito laburista sono decisamente più alti del suo apprezzamento personale, non risulta empatico, appare piuttosto rigido e in molti faticano ancora a capire per cosa si batta. Padre di due figli allevati secondo la fede ebraica, religione della moglie Victoria, assente per tutta la campagna elettorale, Starmer si è reso responsabile di una trasformazione, i critici dicono epurazione, all'interno del partito che ha riguardato l'ex leader Jeremy Corbyn, espulso, e altri appartenenti all'ala più radicale, allontanati o arginati perché in odore di antisemitismo.