Ha vinto per la Brexit con la Brexit. Alla vigilia erano in pochi a scommettere su quello che poi si è rivelato un trionfo con il partito conservatore per il suo leader, Boris Johnson. Alla vigilia si sottolineavano i troppi tentennamenti, un'eredità incerta come quella di Theresa May, un partito diviso tra Brexiteers radicali e dialoganti. Invece Johnson ha scommesso tutto sulla Brexit come punto nodale del suo programma, con una time line serrata. "Entro il 31 Gennaio del 2020", ha ribadito, "l'uscita dall'unione sarà fatta". E così forse di fronte ai tanti distinguo e balbettamenti della sinistra, gli elettori hanno deciso. Hanno deciso per la chiarezza e il Labour ha raggiunto uno dei peggiori risultati di sempre. Ora mentre nel partito progressista si raccolgono i cocci con le dimissioni annunciate del suo leader, Jeremy Corbyn, i mercati festeggiano. Vola la sterlina. Le agenzie di rating confermano l'ottima valutazione della Gran Bretagna, la tripla A. Questo, spiegano gli analisti, perché si è usciti dal tunnel dell'incertezza in cui era precipitato il Regno Unito negli ultimi due anni. Ora, però, passata l'euforia post elettorale bisogna fare chiarezza su altri e non meno spinosi nodi. A partire dal nome, Regno Unito, che potrebbe suonare ironico tra poco tempo. A Edimburgo, infatti, ha trionfato l'indipendentista Nicola Sturgeon conquistando 47 seggi su 59. Un nuovo referendum sull'indipendenza della Scozia, sembra inevitabile. Per non parlare dell'Irlanda del nord, dove i repubblicani dello Sinn Féin hanno conquistato la maggioranza e hanno ricordato l'opzione prevista negli accordi di Stormont, un referendum analogo a quello scozzese. Guardando oltre la Manica, i nodi sono ancora più fitti. A Bruxelles si prende atto della volontà inglese, ma nessuno è pronto a scommettere su una rapida e felice conclusione della Brexit. Il consiglio europeo ha ribadito l'impegno a un ritiro ordinato. Angela Merkel ha però subito chiarito di prevedere negoziati complicati mentre Emmanuel Macron ha auspicato che il parlamento britannico ratifichi subito l'accordo. Unica voce entusiasta, a parte Johnson, è quella di Donald Trump, che ha invocato un grande accordo commerciale.