Orban vince contro tutti. Riesce a fare addirittura meglio del 2018. Fidesz, il principale partito di Governo, ottiene il 53% dei voti e porta a casa i due terzi del Parlamento, garantendosi una maggioranza stabile. L'alleanza dell'opposizione, guidata da Marki-Zay, non convince e si ferma al 35%. Il candidato della coalizione incassa la sconfitta e fa sapere che potrebbe non accettare Il seggio in parlamento per dedicarsi al Municipio che rappresenta ora in mano a Fidesz, mentre la destra estrema porta a casa seggi in Parlamento, superando di poco la soglia di sbarramento. "L'Ungheria prima di tutto, sicura e in pace", Orban è un abile politico e sa usare a suo vantaggio tutto il sistema di potere costruito in 12 anni di Governo. La propaganda dei media magiari e la paura che Marki-Zay trascinasse il Paese in guerra, ha fatto il resto. Gas a basso costo e sconti sulle bollette, sono solo alcuni degli incentivi alla popolazione, per ottenere il quarto mandato consecutivo. Orban prepara la lista dei nemici e include nell'elenco il Presidente ucraino Zelensky, Soros e Bruxelles. Il Presidente russo si congratula, mentre l'Unione Europea resta in silenzio. Unico neo di una ri-elezione perfetta, il mancato raggiungimento del quorum sul referendum, voluto dallo stesso Orban, sulla legge che vieta la promozione dell'omosessualità ai minori di 18 anni. La legge approvata in Ungheria a giugno dello scorso anno, vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto che ritragga o promuova l'omosessualità o il cambio di sesso e che è costata ad Orban l'avvio di una procedura di infrazione europea.