Diciamo la verità, è impossibile mettere insieme ordinatamente, giornalisticamente un pezzo sulla morte della Regina Elisabetta. Troppe cose, per troppo tempo, non si è mai pronti. Si dice vale per una mamma, per una nonna e oggi su scala planetaria vale per Lei. Il giorno in cui tutti noi facciamo fatica a dare la notizia che sapevamo di dover dare un giorno ma, troppe cose, per troppo tempo. "London Bridge is Down" troviamo riparo in un'espressione militare ma sappiamo benissimo che Elisabetta non era solo un Capo di Stato, non lo era da tempo solo una Regina, anche se lo è stata Regina, per tutto il nostro tempo, per molti di noi dire: "La Regina" significava dire già Elisabetta proprio Lei, solo Lei. La persona ha preso il posto del suo ruolo per intere generazioni: "The Queen". Noi e Lei, il mondo e Lei. 15 premier inglesi, 13 Presidenti USA non proviamo nemmeno a fare i conti dei nostri Presidenti del Consiglio e Lei. Sulle monete, sulle tazze, sulle magliette, su Netflix, nei musei, nei pub, sulle copertine dei dischi nei testi delle canzoni, sulle bandiere, tra i souvenir del nostro viaggio a Londra. Fermatevi un attimo, lo avete anche voi di la su qualche scaffale una qualunque cosa che ritragga Lei, noi e Lei, unica, ultima icona Pop universale. Arte, spettacolo, Cinema, TV, costume, politica, è impossibile pensarla senza sconfinare in una categoria all'altra. Elisabetta parla di noi, di questi 70 anni. Più di un Papa, più di Obama, più di un re del Pop, più di una star mondiale, icona universale sempre di più col passare degli anni non se ne va una Regina, se ne va Lei, se ne va la sua Range Rover, se ne va la sua borsetta si chiude quel paracadute con la bandiera inglese, l'orsetto Paddington, il Soft Power della monarchia britannica. La fragilità di questi anni e la solidità del suo mito. Lei che sorride sempre il giusto mai un po' meno mai un po' troppo, e poi gli scandali Diana, le folle, protocolli, discorsi alla nazione. E' stata musica sinfonica pop e Rock. Che gran fatica ora pensare a un "King" e non a Lei, correggendo l'inno nazionale. Ci immaginiamo come suoi sudditi, anche noi a Palazzo in un giorno qualunque di questi oltre 25.000 di regno, che ci avviciniamo seguendo il protocollo, imparato in quattro stagioni di "The Crown", goffi, qualche passo indietro per non darle mai le spalle, sbattendo un po' i tacchi, abbassando gli occhi: "Vostra Altezza, ci risulta un po' difficile dare la notizia della sua morte, ma ci proviamo: "Your Majesty, London Bridge is Down".