Con oltre 4000 casi ogni 24 ore, le ospedalizzazioni raddoppiate, il livello di allerta salito a 4 per un rischio alto e potenzialmente in crescita, il Regno Unito si trova ad un pericoloso punto di svolta. Lo scandisce dalla Camera dei comuni il primo ministro britannico, annunciando nuove restrizioni che saranno in vigore per i prossimi 6 mesi, chiusura di pub e ristoranti alle 22:00, estensione dell'obbligo di indossare la mascherina, invito a lavorare da casa per tutti coloro che possono, un'inversione a U rispetto a quanto chiesto fino ad oggi, la riduzione a 15 persone del numero massimo di invitati ai matrimoni. Rinviato il ritorno del pubblico gli eventi sportivi, ci saranno controlli stringenti sull'applicazione della famosa regola del 6, ovvero del numero massimo di contatti sociali permesso. Non è in alcun modo un lock down come quello che abbiamo vissuto in primavera, nessuno lo vuole, sottolinea Boris Johnson, promettendo che le scuole rimarranno aperte, ma rivendicando anche la necessità di queste misure. Questo dice è il momento di agire perché i numeri del contagio sono di nuovo in ascesa e Francia e Spagna sono lì a dimostrare il rischio imminente. Da mesi cerca e trova cosi il punto di equilibrio tra il contrasto la pandemia alle necessità di un'economia già pesantemente colpita, scommette che queste mosse saranno sufficienti, promette ancora una volta che il sistema dei test sarà rafforzato, rivendica siamo equipaggiati meglio per una seconda ondata. Ma in tutto il Paese si moltiplicano le testimonianze di chi non riesce a fare un tampone e l'app per i tracciamenti ancora non è pronta. L'opposizione con Chris Turner non fa sconti. Appoggiamo le misure, dice il leader laburista, ma questa è una crisi nazionale e il Governo non ha una strategia chiara. Accusa che comincia a serpeggiare anche tra le varie fazioni del partito conservatore, nei prossimi 6 mesi Johnson si gioca anche il suo futuro politico.