Come previsto è stata una riunione interlocutoria, in cui i Ministri dell'Energia degli Stati europei non se le sono mandate a dire ed hanno espresso le loro posizioni di fronte a una Commissione criticata per essere lenta e poco incisiva. La sua proposta di tetto al prezzo del gas è stata giudicata troppo debole e inefficace e non è piaciuta ai Paesi che, come l'Italia, vogliono una misura più forte e che impedisca il rialzo dei prezzi. È piaciuta invece a chi, come la Germania, teme più di rimanere senza energia che di pagarla troppo. Però la posizione dell'Italia è condivisa dalla maggioranza dei Paesi UE, almeno 15. Il Ministro Pichetto Fratin appare fiducioso che si possa trovare un accordo entro metà dicembre, ma precisa: "ci sono state critiche, credo che la posizione dell'Italia era nota, la nostra posizione era di non condivisione dell'impostazione data. Il risultato è stato che il documento rimane base ma rimane con un impegno di tutti a lavorare nei prossimi giorni, unitamente alla Commissione naturalmente, ma anche del confronto tra i vari Stati per raggiungere un obiettivo di convergenza, raggiungere quindi l'accordo sul fronte prezzo. Così non lo votiamo". L'Italia apprezza il fatto che almeno ora c'è un documento scritto nero su bianco della Commissione Europea che propone una regola per il tetto al prezzo del gas, mentre prima non c'era. Ma questo non sembra sufficiente, vista la gravità del problema energia. Per forzare i partner e la Commissione a imporre un price cap più efficace, il Ministro e altri Paesi come la Spagna, hanno annunciato che nel caso non si arrivi ad un accordo sul tetto non verranno votate neanche le altre misure condivise da tutti, come ad esempio gli acquisti comuni e la solidarietà tra Stati membri. I prossimi giorni saranno ancora di intense trattative.