Ancora una volta una densa nube di fumo ha oscurato il cielo di Beirut, un vasto incendio è scoppiato in uno dei magazzini del porto, lo stesso porto oggi distrutto, dove poco più di un mese fa ha avuto origine l'esplosione che ha devastato parte della capitale libanese e ucciso circa 190 persone. Un senso di incredulità e poi il panico hanno velocemente attraversato la città levantina mentre sui social e sugli schermi delle televisioni locali rimbalzavano le immagini delle fiamme e della colonna di fumo sempre più alta. C'è chi, in assenza di indicazioni precise delle autorità, ha lasciato la città spaventato dalla possibilità di una seconda esplosione. L'Esercito libanese, intervenuto con gli elicotteri accanto ai pompieri per spegnere le fiamme, ha parlato di un deposito di olio da cucina e di pneumatici per auto andato in fiamme, ma non ha indicato immediatamente le cause dell'incidente. Molte abitazioni, nei quartieri vicini al porto, hanno ancora le finestre a pezzi per l'onda d'urto della deflagrazione del 4 agosto e i cittadini sui social si fanno domande, in queste ore, sulla possibile nocività del fumo nero e sulle responsabilità di una classe politica che accusano di incuria e negligenza per l'esplosione che ha devastato parte della capitale. Quasi 3 mila tonnellate di pericoloso nitrato d'ammonio, all'origine della tragedia, erano infatti ammassate da anni in un porto civile, a poche decine di metri da quartieri residenziali. Il trauma dell'esplosione di agosto è ancora vivo e pesa su un Paese già provato da una profonda crisi economica, finanziaria e dalla pandemia e dove da mesi crescono la frustrazione e il dissenso contro le élite al potere, giudicato disfunzionale. Benché l'area in cui si è sviluppato l'incendio non sia la zona rossa dell'esplosione di agosto, c'è chi sottolinea sui social e sulla stampa nazionale come il porto resti la scena di un crimine, al centro di un'inchiesta giudiziaria sulla quale magistratura e Stato dovrebbero imporre la loro supervisione e non certo permettere lo svilupparsi di un nuovo incendio.