Entro Natale dem vogliono approvare richiesta impeachment

05 dic 2019
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Le azioni di Donald Trump dividono anche gli uomini di legge. Ieri, di fronte alla Commissione giustizia della Camera dei rappresentanti, sono stati chiamati a testimoniare quattro giuristi, quattro professori di diritto costituzionale provenienti dai più prestigiosi atenei. Per tre di loro non c'erano dubbi, quanto commesso da Trump sulla vicenda Ucraina è passabile di impeachment, mentre invece per il quarto, convocato dai deputati repubblicani della Commissione, mettere in stato d'accusa il Presidente sulla base di quanto raccolto finora sarebbe fuori luogo, prima di un passo così radicale servono più tempo e più prove. Di certo però i democratici non sembrano intenzionati a far andare avanti le cose ancora per le lunghe. Quelle di ieri sono state le ultime audizioni pubbliche in calendario, a meno che i legali di Trump non diano entro domani la disponibilità, o loro o del Presidente, a venire a testimoniare. A questo punto la Commissione giustizia, sulla base del rapporto presentato dalla Commissione d'intelligence e da settimane di indagini e interrogatori, dovrà trarre le proprie conclusioni e mettere nero su bianco le eventuali accuse per cui si chiede di procedere con l'impeachment. Le basi sono già state delineate dal documento di 300 pagine della Commissioni d'intelligence secondo cui, dalle testimonianze e dalle prove raccolte, risulterebbe evidente l'abuso di potere del Presidente che avrebbe messo a rischio la sicurezza nazionale portando avanti solo il proprio interesse politico personale. Non solo. Nel rapporto si sottolineano anche gli sforzi messi in atto da Trump personalmente per ostacolare il lavoro del Congresso e intimidire i testimoni. L'obiettivo dei democratici, che controllano la Camera dei rappresentanti, è arrivare ad un voto sull'impeachment entro Natale dando per scontato che passerà, anche se la decisione finale spetta e spetterà comunque al Senato che dovrà aprire la sua di istruttoria, in cui Trump ha già detto che farà testimoniare anche i vertici della sua amministrazione, chiedendo poi di coinvolgere e interrogare anche direttamente l'ex vicepresidente Joe Biden. Il Presidente sa che il Senato, a maggioranza repubblicano, gli sarà più amico e spara che lì la questione si concluda in fretta con una soluzione che gli permetta di andare avanti nella campagna elettorale verso l'appuntamento del 3 novembre del 2020. E' l'unica testimonianza che a lui veramente interessa, quella degli elettori americani.

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