Il Sultano perde, non accetta la sconfitta e riporta i turchi al voto. Lo smacco per Recep Tayyip Erdogan era troppo grande e dunque perdere Istanbul per il Presidente, che sembra aspirare al potere assoluto non era un'opzione sostenibile. Denunciando quindi brogli avvenuti peraltro in un Paese del quale detiene saldamente nelle sue mani non solo il potere esecutivo ma anche il ferreo controllo sui seggi elettorali, ha chiesto proprio all'autorità per le elezioni di annullare la vittoria alla carica di Sindaco della città sul Bosforo dell'oppositore Ekrem Imamoglu, ipotizzando anche presunti legami di 23 persone presenti ai seggi con la rete che ha realizzato il tentato golpe del 15 luglio 2016. Un buco nero questo che Erdogan sembra evocare ogni volta che vuole giustificare atti di forza come quello appena avvenuto. Il 23 giugno quindi si tornerà al voto con Istanbul divisa tra le proteste e i caroselli dei sostenitori del partito dei conservatori islamici, mentre l'opposizione cerca di mantenere la calma in una situazione potenzialmente esplosiva. Anche le parole dello stesso Imamoglu sembrano orientate a trasmettere speranza. Abbiamo vinto queste elezioni per milioni di persone, siete testimoni di come abbiano tentato sin da subito di sottrarci la vittoria, di rubare il frutto del nostro lavoro, spiega Imamoglu alla folla che si è radunata ad ascoltarlo, a poche ore dall'annuncio della decisione della commissione elettorale, aggiungendo che questa è stata presa per coprire tutta la sporcizia dovuta al crollo dell'economia e incoraggiando i suoi sostenitori a non perdere la speranza. L'opposizione parla comunque di volontà popolare calpestata, temendo che ora i veri brogli saranno messi in atto da chi ha il potere per farlo, ovvero proprio dal partito del Presidente, la cui ascesa iniziata è qui ad Istanbul, città simbolo, alla quale non è disposto a rinunciare, nonostante il volere popolare.