Con cautela tra tante e comprensibili paure in Europa si guarda al futuro. Il coronavirus non è alle spalle, continua a contagiare e mietere vittime, ma sempre con maggiore debolezza. Così dal 16 giugno con molti distinguo tra Paese e Paese il vecchio continente riapre le frontiere interne anche con altri Paesi extra UE. A Parigi è stato presentato un progetto di legge che stabilisce la fine dello stato di emergenza sanitaria a partire dal 10 luglio, seguito da un periodo transitorio di 4 mesi in cui saranno possibili eventuali restrizioni. In Spagna invece le mascherine resteranno obbligatorie fino a quando il coronavirus non sarà definitivamente sconfitto. Data incerta che dà un po’ il segno del clima che si respira al di là dei Pirenei, con misure anche severe. Chi non la indosserà quando non sarà possibile mantenere la distanza di un metro e mezzo rischia una multa da 100 euro. Anche in Germania si guarda con ottimismo al futuro, ma seguendo l'antico detto che se si vuole la pace ci si deve preparare alla guerra Berlino attende un treno da Wuhan con 35 container di materiale di controllo e prevenzione contro il Covid 19. Proprio in Cina, da dove è partito tutto, invece si guarda ai dati sul contagio con cauto ottimismo. Solo 11 nuovi casi di Covid 19 sono stati registrati su persone provenienti dall'estero. Ma se l’Eurasia si prepara al dopo in America la pandemia continua a provocare migliaia di vittime al giorno. A preoccupare, in particolare, è l'America Latina che a causa di un sistema sanitario fragile e politiche contraddittorie ha già superato i 70000 decessi. Il continente americano diventa così l'epicentro della crisi sanitaria e concentra quasi la metà dei 415661 decessi di tutto il mondo e degli oltre 7,3 milioni di casi, secondo un bilancio basato su fonti ufficiali. Però, nonostante, la situazione drammatica in Brasile, secondo Paese al mondo per contagi e decessi, la città di San Paolo ha riaperto i suoi negozi, contraddicendo tutte le indicazioni delle autorità sanitarie mondiali.