Un clima che cambia e richiede continui adattamenti, una pandemia di Covid-19, una guerra alle porte dell'Europa che ha fatto impennare il costo dell'energia, per citare solo le tre principali tra le numerose sfide con cui la legislatura uscente del parlamento europeo ha dovuto confrontarsi negli ultimi cinque anni, chiamata a trovare soluzioni immediate ed efficaci. Sul fronte ambientale la risposta è stata il Green Deal, cioè il pacchetto di iniziative strategiche per compiere la transizione verde e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il progetto, avviato dalla Commissione nel dicembre 2019, comprendeva numerosi propositi, non sempre sopravvissuti all'iter legislativo e alle pressioni politiche, dalla decarbonizzazione del settore energetico e gli investimenti nelle energie rinnovabili, allo sviluppo della mobilità elettrica, alla tutela della biodiversità. Allo scoppio della pandemia di Covid-19 nel marzo 2020 l'Unione Europea ha dato una risposta comunitaria, per limitare la diffusione del virus e garantire la fornitura di attrezzature mediche, sostenendo al tempo stesso le imprese e l'economia. Il fulcro di questa strategia è stato lo sviluppo e la distribuzione di vaccini promettenti, grazie alle campagne di vaccinazione, a giugno 2022, l'86% della popolazione dell'Unione europea risultava pienamente immunizzata. Un intervento di emergenza è stato poi intrapreso dagli Stati membri per far fronte all'aumento dei prezzi dell'energia che con lo scoppio della guerra in Ucraina e la riduzione delle forniture di gas russo hanno raggiunto livelli record nel 2022. Il regolamento europeo ha introdotto misure comuni per ridurre la domanda di energia elettrica e fissare un tetto sui ricavi di mercato pari a 180 euro al megawattora per i produttori, riuscendo così ad attutire le conseguenze dei rincari ed aiutare cittadini e imprese, ridistribuendo i ricavi eccedenti del settore energetico.