Non per avere favori in cambio, ma per salvare vite nel mondo e dare l'esempio nel guidarlo verso la fine della pandemia. La Casa Bianca spiega così il piano degli Stati Uniti per condividere all'estero decine di milioni di dosi di vaccino antiCovid conservate nelle fabbriche americane. La priorità l'avranno i vicini di casa e i paesi più poveri, dove l'immunizzazione è ancora molto indietro. Le prime 25 milioni di dosi (delle 80 promette il mese scorso da Biden entro giugno) saranno quasi tutte distribuite attraverso il programma internazionale CoVax: 6 milioni andranno in America Latina, 7 in Asia, 5 in Africa. Le restanti 6 verranno spedite direttamente ai vicini Canada e Messico, poi in India e in Corea del Sud. Saranno vaccini prodotti dalle aziende Pzizer, Moderna e Johnson & Johnson, perché qui l'agenzia del farmaco ancora non ha autorizzato la somministrazione di quello AstraZeneca già utilizzato, ad esempio, in Europa e la cui intera produzione statunitense (pari a 60 milioni di dosi) non può quindi ancora essere esportata come annunciato. in compenso, però, la Casa Bianca ha rimosso i vincoli di priorità nelle forniture imposti alle aziende che aveva finanziate, dunque gli ingredienti a disposizione di AstraZeneca ma anche delle case farmaceutiche GlaxoSmithKline e Novavax, potranno essere condivisi aumentando la capacità produttiva mondiale. La disparità tra paesi ricchi e poveri nell'avanzamento della campagna vaccinale è sempre più evidente. Il Brasile, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, ha oltre 15 milioni di casi e 400 mila vittime, in Perù si è raggiunto il record di mortalità in rapporto alla popolazione, in Honduras e Guatemala la popolazione vaccinata e appena il 3%.