"Quanto accaduto non si ripeta mai più". Dopo tanto clamore, dopo il gelo che ne è seguito, Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Ue, torna a far sentire la sua voce. E lo fa incontrando il Presidente del Consiglio Charles Michel. Una settimana fa, i due venivano ricevuti con gli onori del caso, in una visita ufficiale dal Presidente turco Erdogan, salvo poi il cerimoniale di Ankara, fare in modo di lasciare lei senza sedia. Nell'imbarazzo generale, la Von Der Leyen, attonita, viene relegata sul divano, mentre degli illustri presenti nessuno si scompone. É il cosiddetto "sofa -gate", una crisi diplomatica certo, sul fronte turco ma istituzionale su quello europeo. Tra le cancellerie del vecchio continente solo quella italiana si pronuncia. Il nostro Premier Draghi decide di scendere in campo in maniera decisa, fino a pronunciare la parola "dittatore" nei confronti di Erdogan. "Non ci dormo la notte" fa sapere dal canto suo il belga Michel e ripete a chi cerca una spiegazione al suo comportamento, di non aver voluto offendere nessuno, men che meno donne così illustri. Ma il gelo resta, fino alla svolta: la decisione, che sa quasi di perdono, di superare lo sgarbo. Dal suo entourage, la Von Der Leyen fa filtrare che non avrebbe più tollerato episodi simili. In ballo c'è, non solo l'immagine offuscata della diplomazia, ma ben più importante, la rilevanza delle istituzioni di Bruxelles.