A prima vista sembrava solo una vicenda boccaccesca, ma è diventato presto uno scandalo politico internazionale. Venerdì scorso, a Bruxelles, la Polizia ha fatto irruzione in un appartamento da cui proveniva molto rumore, ipotizzando la violazione delle restrizioni e del coprifuoco in vigore. Locale situato peraltro, proprio di fronte al Commissariato, e la cosa sarebbe surreale già così. All'interno, però, era in pieno svolgimento un festino a luci rosse, a base di alcol e droga. Una ventina i partecipanti, tutti uomini. Due di essi, al momento dell'identificazione, hanno invocato l'immunità diplomatica, mentre un terzo tentava la fuga, seminudo, dalle grondaie. Fin qui si sarebbe trattato di una semplice violazione delle regole anti Covid e di una denuncia per possesso di droga, ma il politico in questione è l'ungherese József Szájer, esponente di spicco di Fidesz, il partito del premier Viktor Orbán, nel mirino dell'Europa per il mancato rispetto dello stato di diritto, anche ai danni delle minoranze Lgbt. Cinquantanovenne, carriera trentennale come deputato nazionale e poi europeo, domenica scorsa l'uomo si era dimesso, a sorpresa, con una lettera al Presidente dell'Europarlamento Sassoli. Quando ormai la storia dell'orgia finita male è diventata di dominio pubblico, lui stesso, con un comunicato sui social, ha ammesso di essere il politico protagonista del festino, scusandosi per aver violato le regole e per lo scandalo provocato e chiedendo di non coinvolgere il suo Paese o il suo Partito. Non c'è voluto molto, però, per ricostruire le incongruenze del politico che in passato aveva contribuito personalmente a inserire, nella Costituzione ungherese, la protezione del matrimonio definito come l'unione tra un uomo e una donna.