La Flotilla è la spedizione navale più grande mai organizzata per tentare di rompere l'embargo navale in atto da decenni su Gaza. 50 imbarcazioni con attivisti da 44 Paesi. Obiettivo: consegnare aiuti e portare solidarietà mondiale. "Terroristi", per il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, che ha presentato una strategia per fermarli: detenere gli attivisti nelle carceri israeliane riservate ai prigionieri di sicurezza. Intanto durante un'accesa riunione del Gabinetto di Sicurezza, il capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir, ha avvertito che il piano di conquista di Gaza City rischia di trascinare Israele in un'amministrazione militare della Striscia. "State andando verso un governo militare", avrebbe detto, sottolineando che l'avanzata nei campi profughi renderebbe inevitabile un'amministrazione diretta. Evitabile, sempre secondo Ben-Gvir, con incentivi per la cosiddetta emigrazione volontaria dei civili palestinesi. Oltre 250 testate di 70 Paesi hanno dedicato la prima pagina agli oltre 210 giornalisti uccisi a Gaza. "Al ritmo con cui vengono colpiti, presto non ci sarà più nessuno a informarvi", ha dichiarato Thibaut Bruttin, direttore di Reporters Without Borders, associazione promotrice dell'iniziativa. Dura la replica del Ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar, che ha bollato l'iniziativa come manifesto politico uniforme contro Israele, accusando i media internazionali di parzialità. Sa'ar ha condannato anche la risoluzione approvata dall'Associazione Internazionale degli Studiosi del Genocidio, un gruppo di 500 accademici di riferimento internazionale sul tema, che all'86% ha deliberato: "le politiche e le azioni di Israele a Gaza rientrano nella definizione legale di genocidio secondo la Convenzione delle Nazioni Unite del TG 24, Gerusalemme. .























