Per lei, Mauricette Vinet, non sono dubbi: è stato lui, Joel Le Scouarnec 73enne, ex chirurgo già processato per abusi su minori, ad aver spinto suo nipote Mathis a uccidersi. Il processo che partirà il prossimo 24 febbraio a Vannes, nell'ovest della Francia, ha come obiettivo di far luce su quello che si preannuncia come un altro doloroso caso di abusi sessuali. Dopo il caso Pelicot, ora il caso Le Scouarnec che sembra essere destinato a far ancora più scalpore. Non solo per i numeri, spaventosi, 299 casi. E neanche solo perché le vittime erano bambini violentati mentre erano sotto anestesia. Ma soprattutto perché il chirurgo pedofilo rappresenta un caso in cui il sistema giudiziario e anche quello sanitario hanno fallito. Le Scouarnec non è un mistero che emerge dagli abissi della cronaca, dagli angoli oscuri del degrado, che sfuggono agli obiettivi del pubblico e degli inquirenti. Già nel 2004 era stato segnalato dalle autorità francesi dell'FBI per aver visualizzato immagini di abusi su minori sul dark web. Anche se condannato, non gli era mai stato impedito di lavorare con i bambini e ha continuato a fare carriera negli ospedali. Denunciato nel 2006 da un suo collega, non è stato radiato dall'ordine dei medici perché non aveva infranto il codice deontologico. Le Scouarnec è stato processato solo nel 2017 e la polizia ha potuto perquisire la sua abitazione trovando bambole gonfiabili delle dimensioni di bambini, più di trecentomila immagini di abusi su minori e migliaia di pagine di diari meticolosamente compilati in 25 anni di orrori. Francois non vuole rivelare il suo volto e descrive che cosa ha provato a leggere quei diari. Orrore e dolore. Un dolore che secondo Roland, nonno di Mathis, ha spinto suo nipote e altri ragazzi al suicidio. Un bimbo che poi è diventato un adulto spezzato. Adesso gli altri 299 chiedono giustizia, mentre tutta la Francia è costretta a osservarsi attraverso uno specchio oscuro. .