Le ipotesi più radicali di uscita da questa crisi, Emmanuel Macron le ha tolte dal tavolo: niente rimpasto di Governo, niente scioglimento delle Camere per tornare al voto e sperare in una più forte maggioranza in Assemblea Nazionale. La prima ministra Borne resta al suo posto e parla di vittoria di fronte alle mozioni di sfiducia superate. A cambiare sarà, piuttosto, la strategia del gruppo presidenziale in Parlamento nei prossimi mesi. Come portare avanti le riforme in un Parlamento frammentato e in una società così divisa? Il discorso del presidente Macron, in diretta televisiva mercoledì alle 13, dovrebbe servire a rispondere anche a queste domande. Intanto, però, le proteste continuano e si chiedono, sempre con maggiore insistenza, le dimissioni di Macron e della premier Borne. Si tratta, talvolta, di cortei organizzati dai sindacati, come questo; altre volte di manifestazioni spontanee, che più facilmente diventano violente. Nell'arco di quattro giorni ce ne sono state oltre mille in tutta la Francia, ha detto il Ministero dell'Interno, che ha conteggiato anche 400 poliziotti feriti. Intanto gli scioperi tengono chiuse molte raffinerie, creando penuria di carburanti; spenti gli inceneritori; fermi molti treni e aerei. Una situazione che potrà solo accentuarsi giovedì, con la nona giornata di sciopero nazionale. In quella data 12 mila poliziotti saranno mobilitati in tutto il Paese, di cui 5 mila solo a Parigi. E mentre si attende il parere del Consiglio Costituzionale sul testo della riforma delle pensioni, esito che dovrebbe arrivare la prossima settimana, la domanda è: fino a quando andranno avanti le proteste?.