La tanto contestata riforma francese delle pensioni passa al vaglio del Consiglio costituzionale, anche se non intera. Sei punti tra cui due misure pensate appositamente per favorire l'impiego degli over 60 sono stati rimossi dal testo, ma il nodo più delicato, quello che riguarda l'aumento dell'età pensionabile dai 62 anni attuali ai 64, ha superato il test del Consiglio, facendo tirare un sospiro di sollievo al Governo e al Presidente Macron, che hanno orientato la battaglia per la riforma proprio sullo slittamento delle età minima, le reazioni di rabbia nelle piazze della capitale e di altre città sono state immediate ed esplosive, sindacati e opposizioni sono pronti a continuare le contestazioni e a chiedere il parere del Consiglio di Stato, anche perché il Consiglio costituzionale ha bocciato la possibilità di sottoporre la riforma delle pensioni a un referendum popolare, presentata da oltre 200 parlamentari di sinistra. Una seconda richiesta di referendum dovrà invece essere valutata il 3 maggio. Ma dal punto di vista del Governo il processo democratico della legge si è concluso, senza vincitori né vinti, come ha commentato la prima Ministra Borne. La decisione del Consiglio costituzionale era in effetti attesa, perché considerato l'ultimo ostacolo alla promulgazione del testo da parte del Presidente della Repubblica, che a questo punto dovrebbe avvenire nelle prossime ore, anche se i sindacati cercano di prendere tempo. L'intersindacale ha rifiutato persino l'invito di Macron a vedersi il 18 aprile per parlare della legge sul lavoro in cantiere per i prossimi mesi. Dopo aver chiesto un incontro all'Eliseo per settimane, ora per i sindacati è troppo presto. In una comunicazione ufficiale hanno fatto sapere di non essere disponibili prima del primo maggio, quando organizzeranno una grande manifestazione nazionale contro la riforma.