Buon esempio o demagogia spicciola? In pieno clima di conflitto sociale provocato dalla riforma delle pensioni Emmanuel Macron ha deciso che rinuncerà alla sua di pensione, un vitalizio da oltre 6000 euro lordi al mese che spetta agli ex Presidenti della Repubblica. Un annuncio che però non è affatto piaciuto ai politici di destra come di sinistra e tantomeno ai lavoratori, che non cedono su una mobilitazione arrivata al diciannovesimo giorno di sciopero nei trasporti. La pensione non è un privilegio, non tutti possono permettersi il lusso di rinunciarci, hanno twittato polemicamente diversi esponenti della gauche. I sindacati da parte loro respingono al mittente la proposta dell'Eliseo di una tregua natalizia. Saranno feste complicate, insomma, per cittadini e turisti. L'unica buona notizia di questa ondata di scioperi è che i parigini hanno riscoperto la bicicletta. Un boom di velò, tra acquisti e noleggi, raccontano le cronache di questi giorni. Se da sinistra si critica il populismo dell'Eliseo sulla riforma previdenziale da destra gli si rimprovera il revisionismo storico. Nella sua missione africana tra Costa d'Avorio e Niger Macron ha definito il colonialismo un errore profondo, una colpa della Repubblica, annunciando anche la fine dal luglio del prossimo anno del Franco CFA, la moneta che lega da decenni 15 paesi dell'Africa occidentale all’economia di Parigi. Per la leader del Rassemblement National, Marine le Pen, Macron ha infangato la storia di Francia, mettendo a rischio i soldati che operano in Africa.