È stato l'ultimo dei leader ad arrivare, ma già prima di salire sull'aereo che lo ha portato tra i laghi turchesi e le vette rocciose dell'Alberta, ha creato scompiglio ad un G7 che sembra dipendere dalle sue mosse. Perché Donald Trump e la necessità di un'America che non balli da sola, sono la base di una discussione che deve già fare i conti con un'agenda stravolta dallo scontro tra Israele ed Iran. La sua apertura ad un ruolo di mediatore per Putin con Teheran arriva a sorpresa, tra preoccupazioni ed imbarazzi. L'unico a dire no subito è Macron. Gli altri aspettano. Si prende tempo in attesa di capire se sia una boutade o qualcosa di più. Gli sherpa, dopo aver archiviato la speranza di un comunicato finale congiunto, lavorano su dichiarazioni separate. Sul Medio Oriente la linea su cui l'Europa cerca di fare fronte comune si basa su quattro punti che spiega il Cancelliere Merz: l'Iran non può avere armi nucleari, Israele può difendersi, bisogna raffreddare il conflitto, creare spazio per la diplomazia. Resta sempre da capire cosa ne penserà il Presidente americano. Meloni ha bilaterali proprio con Merz e Starmer che ritroverà, insieme a Macron, in un vertice informale a quattro al bar dell'hotel durante la serata. Mai come in questo momento bisogna essere uniti. La Premier spera anche in un faccia a faccia tra il Tycoon e Von der Leyen sui dazi e continua a puntare sul rapporto con Washington. Con Trump bisogna parlare, mediare, anche di fronte ad un'imprevedibilità che ogni giorno sembra rimescolare le carte sul tavolo, ed anche risultati ed ambizioni di questo incerto G7. .