"Presidentessa, il conflitto a Gaza ha provocato una crisi umanitaria drammatica senza precedenti. Dopo oltre due anni di guerra e decine di migliaia di morti, soprattutto tra i civili, il 10/10 è stato firmato un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Ciò nonostante continuano a morire tante persone. Secondo lei si può arrivare ad una pace?" "Siamo stati a Gaza per decadi. Abbiamo più di 350 membri dello staff sul territorio che non è mai andato via e sono stata a Gaza io stessa due volte. Gaza è distrutta. Gli abitanti della West Bank e di Israele sono in una condizione di dolore estremo, in questi ultimi due anni soprattutto. Non posso dire niente, ma questo fuoco deve finire. Chiamo i leader degli Stati nel porre fine a questo e nel provare che una pace sia possibile." "In questi due anni di guerra il Governo israeliano ha violato ripetutamente le leggi internazionali, bloccando gli aiuti umanitari diretti alla popolazione civile, bombardando ospedali ed edifici civili. Ciò nonostante la comunità internazionale ha fatto poco se non nulla. Ha osservato quel che stava succedendo. Quali possono essere allora nel futuro le conseguenze di un atteggiamento di questo genere?" "Questo è veramente preoccupante. Quello che sta succedendo in questo momento, Quello che vediamo è che questo conflitto sta aumentando nella sua brutalità sempre di più, tralasciando il diritto umanitario internazionale, tralasciando le regole della guerra e del diritto in generale. Gli Stati hanno un obbligo di proteggere i civili e di continuare a mettere i civili al centro della situazione." "La preoccupa il riarmo dell'Europa?" Non commento come gli Stati investono le risorse. Gli accordi del diritto umanitario internazionale non dicono come prevenire i conflitti. Dicono soltanto come gestirlo da un punto di vista militare, assicurandosi che questo non prenda più spazio del necessario. Le regole sono sempre funzionate in questo modo. Se gli Stati investono di più in difesa, allora dovrebbero anche investire di più nel rispetto delle regole della gestione del conflitto e della guerra. E nel prepararsi all'agire di conseguenza in maniera coesa." .























