La voce di Hind Rajab che in una telefonata chiedeva aiuto ai paramedici della Mezzaluna Rossa palestinese, ha fatto il giro del mondo. Lei, una bambina palestinese di sei anni, dispersa da due settimane dopo che l'auto della sua famiglia, su cui viaggiava per fuggire da Gaza City, era stata colpita dai tank dell'esercito israeliano, è stata trovata morta in mezzo alle lamiere. La sua storia è diventata uno dei simboli di questa guerra. Hind Rajab è l'ennesima vittima di un conflitto che ha già visto morire oltre 28 mila persone e che non accenna a placarsi. Dopo la decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu di portare avanti una nuova operazione militare a Rafah, volta ad eliminare quattro battaglioni di Hamas, l'IDF mette a segno il primo colpo, uccidendo il capo dell'intelligence della polizia del movimento islamista palestinese Ahmed al-Yaakobi, il suo vice Iman a-Rantisi e Ibrahim Shatat, il delegato della polizia di Hamas per la distribuzione degli aiuti, mentre viaggiavano in un'auto a Rafah. Ma sotto il fuoco di Gaza a morire sono soprattutto i civili. Diverse persone, tra cui una dozzina di bambini, hanno perso la vita in raid israeliano che ha colpito un palazzo residenziale nella città più a sud della Striscia. Anche a Khan Younis, roccaforte di Hamas, non è stato risparmiato nemmeno l'ospedale Nasser. Intanto le forze di difesa israeliane hanno reso noto di aver trovato un centro per l'intelligence di Hamas sotto il quartier generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistere i rifugiati palestinesi nel quartiere di Rimal di Gaza City. Ma UNRWA nega qualsiasi responsabilità. Mentre nella Striscia di Gaza si continua a combattere e a morire, da Beirut, dove il Ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha incontrato Hassan Nasrallah il leader del movimento sciita libanese, alleato dell'Iran, per discutere degli sviluppi della guerra e della situazione nel sud del Libano. Teheran sottolinea che sta lavorando con l'amministrazione americana per una de-escalation, ma il capo della diplomazia iraniana mette in guardia Israele, l'allargamento del conflitto al paese dei cedri, afferma Abdollahian, segnerebbe la fine del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.