Akihito, 83 anni, attuale imperatore del Giappone, può andare, come aveva da tempo richiesto, in pensione. Con una inattesa accelerazione, l’approvazione era prevista per la fine dell’anno, il Parlamento giapponese ha licenziato oggi la delicata legge costituzionale che modifica le regole della successione al trono imperiale più antico del mondo e anche l’unico rimasto sul pianeta, ma solo nella parte che prevede le dimissioni di sua maestà. La parte più delicata e controversa, quella sulla possibilità di ascesa finalmente al trono per una donna, è stata invece stralciata. La questione, che anni fa era divenuta pressante per l’assenza di un nipote maschio e che aveva appassionato l’opinione pubblica nettamente a favore di una successione al femminile, è infatti rientrata dopo la nascita nel 2006 di Hisahito, figlio di Akishino, secondogenito dell’imperatore. Assicurata la continuità, che secondo una narrazione nazionale risale a oltre 2000 anni fa ma che non ha alcuna base storica di una successione maschile, l’emergenza è rientrata ma la questione rimane. Non è detto che prima che il principino Akishino possa salire al trono non si metta di nuovo mano alla legge consentendo alla popolarissima principessa Aiko, figlia del principe Naruhito e della principessa triste Masako per anni assente dalla vita pubblica per una lunga depressione, di ritornare in pole position. Sarebbe il modo migliore per riconoscere il ruolo e l’importanza delle donne nel nostro Paese, ha detto Renhō, leader del Partito Democratico, molto più efficace delle vuote parole pronunciate dal premier Abe a proposito di pari opportunità e divieto di ogni forma di discriminazione.