Nonostante lo stato di emergenza, e i reiterati appelli delle autorità, sia centrali che locali, oggi milioni di Giapponesi sono tornati al lavoro. Treni meno affollati del solito grazie al permesso da molte aziende accordato di ritardare l'entrata, ma fabbriche e uffici ancora pieni. Purtroppo la nostra società non è pronta al telelavoro, scrive il quotidiano Sankei, manca non solo la necessaria tecnologia, con molte aziende che utilizzano ancora quintali di carta e interminabili riunioni, ma anche il contesto sociale urbano. Le nostre abitazioni sono piccole, poco adatte per lavorare da casa. Con i contagi in continuo aumento, oltre 7000 con 138 morti, il doppio rispetto a una settimana fa, il Giappone sembra stia avviandosi verso lo stesso scenario di altri Paesi, come l'Inghilterra e gli Stati Uniti, che si sono mossi in ritardo rispetto all'emergenza. E mentre alcune strutture sanitarie sono già collassate, chiusi ben quattro ospedali tra Tokyo e Kobe, divenuti focolai di contagio e all'aeroporto di Narita, i passeggeri provenienti dall'estero vengono fatti dormire in assenza di alberghi a pagamento in questi scatoloni in attesa di conoscere il risultato dei test, scoppia la polemica tra Governo centrale e regioni. A guidare la rivolta è la governatrice di Tokyo, Yuriko Koike che assieme ad altri governatori ha inasprito i divieti, criticando la lentezza con cui il Premier Abe sta affrontando la situazione. O è emergenza o non lo è, ha detto la Koike, se lo è non si sta a perdere tempo per decidere chi può o deve restare aperto. Si chiude tutto e tutti e si sta a casa, come già fanno milioni di cittadini di altri Paesi. Improvvisa virata di consensi, poi, per un tweet del Premier, ritratto mentre ascolta in salotto, visibilmente annoiato, un brano del famoso cantante Gen Hoshino, e che durante il weekend aveva fatto incetta di like. Da stamane è invece oggetto di dure critiche e battute ironiche, mentre i sondaggi danno il consenso del governo in picchiata. Il 65% degli intervistati ne critica le decisioni e si dichiara molto preoccupato per il futuro.