É la sesta giornata mondiale dedicata ai poveri, ricorrenza istituita da Papa Francesco al termine del Giubileo della Misericordia e la cui organizzazione è affidata al dicastero per l'evangelizzazione, guidato da Monsignor Rino Fisichella. Tanti poveri sono nella Basilica di San Pietro, simbolo della grande attenzione della Chiesa agli ultimi; all'esterno, in piazza da giorni ci sono ambulatori mobili dove i senzatetto e chi è più fragile può farsi visitare. Analisi, indagini, cure, medicinali, vaccini: Francesco implora gli uomini: ascoltate Cristo, accogliamo i fratelli più deboli, non sprechiamo la vita dietro alla ricerca di soldi e di false soddisfazioni. "Un monito forte a rompere quella sordità interiore che tutti noi abbiamo e che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dai più deboli. Anche oggi, viviamo in società ferite, e assistiamo, proprio come ci ha detto il Vangelo, a scenari di violenza. Basta pensare alle crudeltà che sta soffrendo il popolo ucraino. Scenari di violenza e di ingiustizia, di persecuzione". Francesco non parla più di terza guerra mondiale a pezzi ma direttamente di guerra mondiale in atto. Chiede di non mettere ovatta attorno al cuore, ma di piangere e soffrire con i poveri e, per quello che accade nel mondo, di non farsi incantare dalle sirene dei populismi, i poveri sono quelli che pagano il prezzo di tutte le crisi, anche quelle dei migranti. "In più, dobbiamo affrontare la crisi generata dai cambiamenti climatici e dalla pandemia che ha lasciato dietro di sé una scia di malesseri, non soltanto fisici ma anche psicologici, economici e sociali. E anche oggi, fratelli e sorelle, i poveri sono le vittime più penalizzati di ogni crisi". Poi, all'Angelus, dalla finestra su Piazza San Pietro, ancora una volta, appello per il dialogo, nel conflitto in Ucraina. "La pace è possibile, non rassegniamoci alla guerra".























