Nel ritorno da Kharkiv con tappa a Kiev, dove eravamo già stati e dove tornavamo per prendere il treno che ci avrebbe portato al confine con la Polonia, passando per Leopoli c'è stato allarme in tutta l'Ucraina. Quello che abbiamo visto è stato sentito il ronzio dei droni, sentito le esplosioni in lontananza visto una serie di luci nel cielo che, sicuramente non io, ma più esperti di noi ci hanno spiegato che si trattava della risposta della contraerea non polacca, ma ucraina. Voglio ricordare che su quel treno non c'eravamo solo noi c'erano tre convogli riservati ai 110, ma il treno era pieno di ucraini. Abbiamo condiviso questa sorte con tutti gli ucraini che viaggiavano sul treno. Ecco il treno dei 110 italiani, vi prego, era un treno pieno di donne ucraine frontaliere che tornavano in Polonia per le attività di lavoro che in questo momento sono necessarie per il sostentamento delle loro famiglie. Più che la paura è stato necessario essere disciplinati e solidali. La paura è venuta dopo, è venuta nel capire cosa fosse accaduto. Questo, se volete, ci ha confermato la necessità che all'Ucraina vanno dati strumenti per poter difendere la popolazione.























