Francesco atterra in Africa: bagno di folla con centinaia di migliaia di persone per la papamobile che attraversa le strade di Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo. Un viaggio che voleva fare da anni, in questo paese sconvolto da decenni di guerra civile, prima rimandato per questioni di sicurezza poi a luglio per i problemi al ginocchio. E quando arriva al Palais de la Nation il suo discorso è di fuoco. Giù le mani dal Congo, giù le mani dall'Africa, dice, si facciano elezioni libere e trasparenti. I diamanti estratti qui grondano sangue! Basta col veleno dell'avidità! Dopo il colonialismo politico ora c'è il colonialismo economico ed è altrettanto schiavizzante. Il mondo non si volti dall'altra parte. Qui ci sono milioni di vittime. Non lascia di certo spazio alle interpretazioni il durissimo discorso che Papa Francesco sul palco alle mie spalle sta terminando di pronunciare. Forse è il discorso più severo mai fatto durante un viaggio di fronte al Presidente della Repubblica, di fronte al suo governo, di fronte alle autorità della politica e della società. E Francesco usa una parola sferzante "genocidio". Qui c'è un genocidio dimenticato, dice, per poter sfruttare i prodotti del sottosuolo. La comunità internazionale non si volti dall'altra parte. E di un altro dramma ha parlato ai giornalisti nell'aereo che lo portava in questo viaggio in Africa in due tappe, la seconda sarà il Sud Sudan. Sorvolando il Sahara ha chiesto preghiere per i tanti migranti che arrivano nel Mediterraneo dopo aver attraversato il deserto e sono presi nei lager e soffrono lì.