Tra Roma e Bruxelles, ultimamente, sembrano non mancare i motivi di discussione. Un primo esempio è dato da quanto successo con la decisione del Tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento dei migranti portati nei centri italiani costruiti in Albania. Secondo il Governo la procedura poteva applicarsi, perché i richiedenti asilo erano maschi e provenienti da paesi terzi sicuri. Ma per l'UE il Bangladesh e l'Egitto, paesi d'origine dei migranti coinvolti, non rientrerebbero in questa classifica. La decisione dei giudici italiani, piuttosto che seguire i desiderata governativi, si è adeguata a quanto previsto dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che prevale sul diritto italiano. Un altro caso riguarda poi le concessioni balneari. Lo scorso settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato, in accordo con Bruxelles, il decreto infrazioni, un testo che metterebbe fine al rinnovo automatico delle concessioni nel 2027. La sintonia si è spezzata quando le forze di maggioranza hanno proposto un lungo elenco di emendamenti che andrebbero a modificare il testo già concordato per accontentare le richieste dei balneari insoddisfatti. Da qui il monito della Commissione UE all'Italia, richiamata al rispetto dei valori sanciti nella direttiva Bolkestein, secondo cui le concessioni di beni pubblici vanno riassegnate con delle procedure selettive e senza vantaggi per i gestori uscenti. Ma a contrapporre Stato e Unione sono anche i temi di carattere etico. Con il nuovo DDL sicurezza, per il momento approvato soltanto dalla Camera, il Governo italiano propone di vietare la coltivazione e la vendita delle infiorescenze della cannabis light, cioè della canapa industriale, che per il suo basso contenuto di THC non è riconosciuta dalla scienza come sostanza stupefacente. La proposta italiana oltre a danneggiare le migliaia di aziende e lavoratori impegnati in questa attività, viola le norme europee che ne incentivano, invece, la produzione e la libera circolazione delle merci. Ma all'Italia piace differenziarsi dalla maggior parte degli altri paesi europei, anche su altri terreni delicati. Con l'approvazione definitiva del Senato, la cosiddetta maternità surrogata, anche nota come gestazione per altri, diventerà reato universale, cioè saranno perseguibili anche i cittadini italiani che ne fanno ricorso all'estero.