Accuse, sospetti, è una guerra di nervi che continua tra Washington e Teheran. In un quadro geopolitico e diplomatico già estremamente complesso, arriva l'ultima notizia che alza il livello di tensione. Entro 10 giorni l'Iran supererà, infatti, i limiti delle riserve di uranio a basso arricchimento, consentiti dall'accordo sul nucleare del 2015. La fonte è il portavoce dell'agenzia iraniana per l'energia atomica. “Abbiamo quadruplicato il ritmo di arricchimento, ma c’è ancora tempo, se i Paesi europei agiscono” è il messaggio iraniano. “Lui ha un tempo limitato, ed è meglio che si assuma le sue responsabilità nel poco tempo rimanente, altrimenti l’intesa crollerà”. Questo il succo del messaggio. Una minaccia che l'amministrazione Trump non tollera e che il Consiglio della Sicurezza Nazionale definisce: un ricatto nucleare. La risposta: una maggiore pressione internazionale. E le reazioni, proprio dalla comunità internazionale sono arrivate immediate. Mosca, da un lato, è convinta: l'Iran è uno dei Paesi più controllati dall'agenzia internazionale per l'energia atomica e che sta rispettando gli impegni presi nel quadro dell'accordo. Londra, invece, si dice pronta a tutte le opzioni, se l'Iran abbandonerà gli impegni previsti. Ma la decisione iraniana sull'uranio è solo l'ultimo tassello di un mosaico intricato e che arriva a pochi giorni dalla tensione nel Golfo dell'Oman con gli Stati Uniti, che considerano Teheran il vero responsabile degli attacchi avvenuti a due petroliere in mare aperto, con i sauditi e britannici che appoggiano le tesi americane e che accusano, a loro volta, all'Iran di avere attaccato le due navi, proprio nel cuore di una rotta strategica per il traffico del petrolio via mare, da cui passa il 40% del greggio mondiale. La tensione è dunque alta, tanto che a Washington il Congresso studia il modo per limitare Donald Trump, temendo la possibilità che il Presidente statunitense stia spianando la strada ad una guerra. “Ma gli Stati Uniti non vogliono una guerra con l'Iran”, ha assicurato il Segretario di Stato Mike Pompeo, “Anche se Teheran è inequivocabilmente responsabile dell'attacco alle petroliere, noi non vogliamo la guerra” Viene evidenziato dalla diplomazia americana.