Non perdono tempo i militari birmani, approfittando della totale assenza di reazione da parte di cittadini che, ben conoscendo le possibili conseguenze, non hanno raccolto l'appello di Ansan Suchi a scendere in piazza per protestare contro il colpo di stato. Il generale Min Aung Hlaing, l'uomo forte del regime che a suo tempo aveva ordinato il massacro del popolo Rohingya e i cui profili su Facebook e Twitter sono stati da tempo chiusi per i loro contenuti razzisti, ha annunciato l'immediata formazione di un nuovo governo, stato d'emergenza e nuove elezioni entro un anno. Nessun riferimento alla signora Ansan Suchi e agli altri dirigenti politici arrestati ieri, che tuttavia non risultano detenuti presso il famigerato carcere di Yangon, Insein. Voci incontrollate parlano dell'ennesimo compromesso raggiunto con la signora che oggi ha 71 anni e che da qualche tempo sembrava consapevole, quasi rassegnata che qualcosa sarebbe successo. I militari le avrebbero offerto gli arresti domiciliari, in cambio però del ritiro dalla vita politica e il suo assoluto silenzio mediatico. Nel frattempo aumentano le reazioni e le condanne internazionali, con l'eccezione significativa della Cina. Il portavoce del governo si è limitato ad auspicare una tempestiva soluzione nel rispetto dei processi istituzionali. V la versione ufficiale di militari che sostengono di essere intervenuti nel rispetto della Costituzione, da loro stessi approvata nel 2008, a seguito dei brogli elettorali compiuti nel corso delle ultime elezioni e che avevano sancito il nuovo trionfo della NDL, il partito della signora Ansan Suchi. Mentre gli Usa e gli altri Paesi occidentali stanno valutando l'ipotesi di imporre nuove sanzioni, l'ONU ha convocato per oggi il Consiglio di sicurezza.